Pollo Made in Italy: tutto su qualità e sicurezza
16 ottobre 2019In occasione del World Food Day, vediamo più da vicino il pollo italiano: da dove arriva, la qualità, la sicurezza, il benessere animale, la filiera, l’etichettatura.
Iniziamo dalle domande più frequenti: quella del pollo è una filiera italiana al 100%. I polli e tacchini che arrivano sulle nostre tavole sono nati, allevati e trasformati in Italia. E sono italiane le aziende produttrici e gli allevatori che lavorano ogni giorno per darci prodotti sani, sicuri e super freschi.
Altro tema caldo: sgombriamo subito il campo, con le carni bianche non c’è rischio di trovare ormoni e antibiotici nel piatto. La legge italiana ed europea proibisce l’utilizzo di sostanze come gli ormoni che stimolano la crescita degli animali. Circa gli antibiotici gli allevatori italiani rispettano sempre il tempo di sospensione, cioè il tempo necessario perché l’animale smaltisca il farmaco prima di essere avviato al consumo. Un rispetto confermato anche dai risultati costantemente negativi dei controlli effettuati periodicamente dalle autorità sanitarie.
E ancora: in Italia da 60 anni i polli e i tacchini sono allevati a terra e non in batteria, nel rispetto delle norme europee e italiane – le più rigorose al mondo – che stabiliscono parametri tali da consentire all’animale di avere comportamenti naturali: clima, illuminazione, densità di allevamento.
La vigilanza e il controllo è affidata ai servizi veterinari pubblici delle Regioni che, sotto il coordinamento del Ministero della Salute, hanno ampia competenza in tema di tutela della sicurezza alimentare, di sanità e benessere animale oltre che di monitoraggio dell’insorgenza di malattie e di controllo dell’alimentazione. Il sistema conta su circa 4.500 veterinari pubblici che presidiano le diverse fasi della filiera agroalimentare. Nel caso della filiera avicola, l’attività di vigilanza e controllo coinvolge la produzione di mangimi per l’alimentazione zootecnica, gli allevamenti e le imprese di prima e seconda trasformazione, fino alla distribuzione.
Infine l’etichettatura: parliamo di un Disciplinare di etichettatura volontaria delle carni di pollame (pollo, gallina, tacchino, faraona, anatra) autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole nel 2005; grazie all’impegno diretto del settore avicolo, l’Italia ha precorso i tempi della Commissione Europea di ben dieci anni – l’obbligo di origine delle carni avicole è arrivata solo nell’aprile 2015.