Non è vero ma ci credo: tutte le fake news sul pollo a cui smettere di credere
9 luglio 2019Sappiamo bene che siamo ‘socialmente’ portati a trovare conferme piuttosto che smentite ai nostri stereotipi: viviamo nell’epoca delle post-verità o più semplicemente bufale, notizie false (spesso create ad hoc) che diventano virali molto velocemente tramite i social – ma non fanno eccezioni i media tradizionali, dalla televisione alla carta stampata. Una vera e propria battaglia quotidiana che si combatte a colpi di fact-checking e debunking, a volte perdendo, a volte vincendo.
Il compito è arduo insomma ma proviamo lo stesso a fare un po’ di ordine e a smontare le principali fake news che riguardano nello specifico il pollo e gli allevamenti avicoli italiani. Lo facciamo per il rapporto di fiducia e rispetto nei confronti dei consumatori e degli appassionati di pollo che lo portano in tavola quotidianamente. Ecco allora i più diffusi falsi miti sul tema:
NON È VERO che il pollo cresce con gli ormoni
Gli ormoni non vengono mai utilizzati nel settore avicolo perché la legge italiana e la legge europea proibiscono l’utilizzo di sostanze come gli ormoni che stimolano la crescita degli animali. Non solo: gli ormoni sarebbero utili solo per la crescita dei mammiferi e ovviamente polli e tacchini non lo sono.
La bufala sull’uso degli ormoni è forse ‘alimentata’ dal fatto che gli animali oggi crescono più velocemente rispetto a 30 anni fa. Oggi, infatti, le razze sono selezionate con regole più rigide, l’alimentazione è più ricca (solo mangimi naturale di origine vegetale), le metodologie di allevamento sono evolute tecnologicamente.
NON È VERO che il pollo cresce ad antibiotici
Le carni avicole che mangiamo non contengono antibiotici. Gli allevatori italiani rispettano sempre il tempo di sospensione ossia il tempo necessario perché l’animale smaltisca il farmaco prima di essere avviato al consumo. Un rispetto confermato anche dai risultati costantemente negativi dei controlli effettuati periodicamente dalle autorità sanitarie. Il Ministero della Salute, nell’ambito del Piano Nazionale per la Ricerca dei Residui, ha infatti certificato la sicurezza delle carni bianche: nel 2018 le autorità sanitarie hanno trovato zero casi di difformità.
NON È VERO che il pollo cresce in gabbia
In Italia da 60 anni i polli e i tacchini sono allevati a terra e non in batteria, in genere all’interno di ampi capannoni, nel rispetto delle norme europee e italiane – le più rigorose al mondo – che stabiliscono parametri tali da consentire all’animale di avere comportamenti naturali: il clima, l’illuminazione, la densità di allevamento.
Il pieno benessere animale è un elemento sempre più centrale nelle produzioni agroalimentari integrate e di qualità.
NON È VERO che il pollo va lavato
Lavare la carne di pollo non solo serve a nulla ma da un punto di vista igienico è addirittura sconsigliato. Il lavaggio infatti non elimina eventuali microrganismi che possono essere presenti sul pollo, come su tutti gli altri alimenti crudi, ma aumenta il rischio di contaminazione. Per evitare rischi è sufficiente utilizzare acqua e materie prime sicure, lavare le mani e gli attrezzi del piano di cucina dopo aver manipolato il cibo crudo, separare i cibi cotti da quelli crudi, far cuocere bene gli alimenti e conservarli alla giusta temperatura.
NON È VERO che il pollo contiene meno ferro della carne rossa
La carne bianca contiene poco ferro? Falso. La carne di pollo ha più o meno lo stesso contenuto di ferro di delle carni ‘rosse’. È la mioglobina che fa la differenza ma solo da un punto di vista cromatico e non nutrizionale. Un esempio: 100 grammi di coscia di pollo (cotto senza pelle) contengono 1,4 mg di ferro, quantità assolutamente comparabili con quella delle più diffuse carni rosse, come la costata di bovino adulto (1,3 mg) o la lombata di bovino adulto (1,4 mg).