Smentiamo le fake news sul pollo più menzionate sul web
27 aprile 2021Vademecum sul pollo contro le fake news
Perché tanta disinformazione? Semplice. Con il web la diffusione delle notizie corre molto veloce e purtroppo non si tratta sempre di informazioni corrette. Purtroppo la soglia di attenzione, in questo overloading di notizie, non supera i venti/trenta secondi. E ovviamente catalizzare l’interesse in così poco tempo ed essere divulgativi è compito assai arduo. Tutte le nostre opinioni, infatti, sono frutto del pensiero veloce: ci affidiamo a stereotipi, imitiamo la maggioranza per atavico istinto di sopravvivenza e tendiamo a scegliere ciò che conferma le nostre credenze. Secondo l’indagine Doxa/Unaitalia dedicata al rapporto tra donne e alimentazione, 6 italiane su 10 affidano a internet e social network la ricerca di informazioni su ricette, diete, ristoranti, tendenze gastronomiche. Le fake news più clamorose sono frutto proprio della larga diffusione di contenuti fuorvianti che hanno finito per prendere piede specie attraverso condivisioni social a catena. In particolare le fake news che riguardano il settore alimentare. Il mondo avicolo non è esente da questa pratica e genera non poca confusione nel consumatore. Vediamo assieme le principali fake news sul pollo e confutiamone una ad una.
“IL POLLO CONTIENE MENO FERRO DELLA CARNE ROSSA”
Falso!
Eppure secondo una ricerca Doxa/Unaitalia, ben 7 italiani su 10 ancora credono che le carni bianche contengano poco ferro. In realtà sono vittime del luogo comune secondo cui è il colore della carne a determinare la quantità di ferro, che quindi sarebbe presente in abbondanza nelle carni rosse. La carne di pollo, al contrario di quanto molti ritengono, ha invece più o meno lo stesso contenuto di ferro delle carni rosse. È la mioglobina che fa la differenza, ma da un punto di vista “cromatico” e non nutrizionale. Un esempio: 100 grammi di coscia di pollo (cotto senza pelle) contengono 1,4 mg di ferro, quantità assolutamente comparabili con quella delle più diffuse carni rosse, come la costata di bovino adulto (1,3 mg), la lombata di bovino adulto (1,4 mg).
“IL POLLO È PIENO DI ANTIBIOTICI”
Falso!
Attualmente, invece, non è consentito l’uso di antibiotici se non a fini terapeutici. L’impegno costante della filiera avicola italiana per la riduzione e l’uso consapevole degli antibiotici in allevamento ha portato in Italia a un calo dell’87% dell’uso di antimicrobici negli allevamenti di pollo, infatti oggi solo un pollo su cinque viene curato con antibiotici. Inoltre nel pollo che portiamo a tavola non ci sono mai residui, perché negli allevamenti italiani, è sempre rispettato il cosiddetto “periodo di sospensione”, cioè il tempo necessario affinché il farmaco sia smaltito prima che il pollo venga avviato al consumo.
“I POLLI IN BATTERIA DEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI SONO PIENI DI ORMONI PERCHE’ CRESCANO IN FRETTA”
Falso!
Innanzitutto il pollo “in batteria” è un falso mito: tutti i polli, da oltre 60 anni, vengono allevati esclusivamente a terra, ma l’83% degli italiani ancora non lo sa (ricerca Doxa/Unaitalia). Anche la presenza di ormoni è un pregiudizio difficile da sradicare: troppi italiani sono ancora convinti che vengano utilizzati per la crescita dei polli. È importante sottolineare invece che l’uso di ormoni è illegale e severamente proibito da leggi italiane e europee e non trova alcun riscontro nelle migliaia di controlli che vengono effettuati ogni anno.
“CHISSA’ COSA CI SARA’ DENTRO QUESTO POLLO: L’ETICHETTA NON RIPORTA VERE INFORMAZIONI:”
Falso!
L’etichetta non solo riporta le informazioni corrette per obbligo di legge, ma rappresenta una vera e propria carta di identità che garantisce la sicurezza del consumatore dall’allevamento al piatto. In etichetta infatti si trova il nome del produttore, il lotto di produzione (il codice che ne consente la tracciabilità) e il Paese di origine. Grazie all’etichetta possiamo anche sapere dove l’animale è nato, è stato allevato e trasformato e la tipologia di allevamento e di alimentazione. Per i panati possiamo capire anche quali allergeni si trovano nei semilavorati, il tipo di oli e grassi vegetali impiegati e l’eventuale percentuale di acqua aggiunta. In alcuni casi infine è possibile – ma non è obbligatorio – trovare l’indicazione della sede dello stabilimento di produzione, le modalità di conservazione e utilizzazione.
OCCORRE LAVARE IL POLLO CRUDO PER ELIMINARE I GERMI
Falso!
Lavare la carne di pollo, prima di cucinarla, aumenta il rischio di contaminazione incrociata. Non elimina i microrganismi, quindi, ma al contrario permette una loro diffusione su utensili, ripiani e alimenti che prima ne erano privi. Infatti, ricordiamo che solo le alte temperature hanno la capacità di eliminare la carica microbica. Dopo aver manipolato la carne di pollo cruda, è bene lavare accuratamente le mani per almeno venti secondi prima di andare a toccare alimenti di origine diversa, come carne rossa, formaggi, frutta e verdura. Si consiglia inoltre l’utilizzo di tagliere e posate diverse rispetto ad altri prodotti in cucina, avendo cura di lavarli dopo esser state a contatto con la carne cruda con acqua e detersivo.