Pollo italiano? Una filiera da esportare
25 settembre 2015Dal farm to fork alla filiera integrata, ecco perché la produzione avicola italiana è un modello di eccellenza
Se potesse parlare, lo farebbe di certo in italiano. Sì perché il pollo che arriva sulle nostre tavole è nazionale al 99% e l’origine italiana di cui si legge sulle etichette, assicura che quel pollo è nato, allevato e macellato nel nostro Paese.
Tutti lo vogliono “made in Italy” – Non esiste marchio o certificazione più importante di un “99% made in Italy”, una percentuale che è sinonimo di sicurezza, tracciabilità, trasparenza e sostenibilità, vediamo perché. Innanzitutto l’Italia ha una forte tradizione avicola e questo ha fatto sì che negli anni la filiera si rendesse autosufficiente, dall’allevamento di polli e tacchini fino alla trasformazione e alla consegna delle carni. La quantità di polli e i tacchini allevati in Italia copre tutta la domanda interna, lasciando spazio anche all’esportazione; i nostri polli sono così buoni che li vogliono anche all’estero, soprattutto perché tutte le fasi legate alla produzione di carni avicole italiane rappresentano un modello di eccellenza e sono sinonimo di qualità.
Pollo, un “modello” d’eccellenza – La filiera italiana si ispira all’approccio europeo del “From farm to fork” – un modello di sicurezza alimentare che si basa su un complesso sistema di norme e controlli che garantiscono l’igiene di processo ed elevato standard di sicurezza – e si caratterizza per l’integrazione verticale, ossia la capacità degli avicoltori di controllare tutte le fasi del processo produttivo. La carne di pollo italiana può dirsi “superfresca” in quanto ha subito un controllo accurato sui mangimi, sugli allevamenti, sulla trasformazione, sul confezionamento e addirittura sulla logistica.